Molti parlano con enfasi eccessiva del “bambino interiore” e di come prendersene cura. Quando ti chiedono chi sei, riesci a rispondere in modo univoco, preciso e senza esitazioni? Di solito è difficile dare una risposta breve, poiché ognuno di noi è un universo complesso, un insieme di personaggi con ruoli distinti assegnati inconsciamente da noi stessi.
Siamo il nostro DNA
In modo semplice, potremmo dire che siamo il nostro DNA, l’unico modo scientifico, accurato e preciso per definirci. Il concetto di DNA è sorprendente, e c’è ancora molto da scoprire su di esso.
Jack Debiec, psichiatra, neuroscienziato e filosofo dell’University of Michigan, ha condotto uno studio su bambini in Polonia. Ha scoperto che i bambini soffrivano di incubi e avevano flashback legati alle esperienze traumatiche vissute dalle loro madri. Questa paura potrebbe essere stata trasmessa attraverso l’odore della pelle della madre.
Le paure vengono trasmesse
Interessante, vero? Quindi, è probabile che tu sia te stesso e, in parte, tua madre. Non sembra una grande scoperta, dato che assomigli anche esteticamente a lei. Anzi, direi che assomigli anche a tua nonna. In uno studio su topi di laboratorio, gli scienziati (incluso Debiec) hanno dimostrato che alcune paure vengono trasmesse a più di una generazione.
Quindi, chi sei? Te stesso, tua madre, tuo nonno… sei contemporaneamente il bambino piccolo, la persona che è cresciuta, il tuo genitore. Ogni giorno vivono in te diverse figure che interagiscono con la tua realtà, rimproverandoti, offendendosi o gioendo con te.
La figura critica
È facile riconoscere il genitore normativo che è dentro di te, che tu abbia figli o meno. Questa figura è quella che critica e giudica il tuo bambino interiore, conosciuto dai miei clienti come GB o il “Grande Bastardo”. Quella voce che ti dice che non hai lavorato abbastanza o che avresti potuto fare qualcosa meglio. Alcuni lo chiamano semplicemente coscienza o “grillo parlante”, ma sottovalutano il potere di Pinocchio di schiacciare tutti i doveri in una volta sola con la scarpa.
Quando ci chiediamo chi siamo, magari sorpresi da una nostra reazione inaspettata, ci stiamo ponendo un’altra domanda: come posso vivere meglio? Ognuno di noi ha vissuto esperienze uniche, e i primi anni di vita sono cruciali. È il periodo in cui impariamo come comportarci, scopriamo il mondo e noi stessi. Anche se nessuno di noi ha ricordi ben radicati di quel periodo, sappiamo che quegli anni hanno influenzato il nostro modo di vedere e interpretare la vita.
I nostri genitori ci hanno fornito schemi precisi, fatti di momenti di gioia e tristezza, paure e sostegno, rabbia e consolazione. Nessun genitore è perfetto, purtroppo, e facilmente ci hanno trasmesso, insieme a un corredo genetico su misura per la sopravvivenza, anche alcune delle loro imperfezioni, che talvolta influenzano il nostro percorso.
Non è una grande scoperta: ognuno di noi è imperfetto. Fa quasi sorridere. Allora perché ci prendiamo così spesso a male per i nostri difetti?
Il bambino interiore
Invece di rimproverarci, dovremmo prendere più cura di noi stessi, ascoltare il nostro “bambino interiore”, che vive di emozioni in una sfera irrazionale, sempre pronto a stupirsi, spaventarsi, saltare di gioia o nascondersi.
Crescendo, ci abituiamo a ignorare alcune delle nostre emozioni, come quelle che ci è stato detto di non mostrare perché “sono da bambini”. Sarebbe più opportuno guardarci allo specchio e chiederci cosa vogliamo veramente, partendo dalle piccole cose e con il pensiero: io mi voglio bene.
Ti ricordi del “fanciullino” di Giovanni Pascoli?
“Noi cresciamo, pensiamo alla carriera, alle ambizioni, alle volte ci lasciamo vivere e non riflettiamo più su ciò che siamo nel nostro centro, nel nostro più profondo, non ci prendiamo cura dei nostri aspetti più intimi.
E ti voglio dire di più: fino a che non ti prenderai cura del bambino che sei stato, non sarai mai pienamente realizzato, indipendentemente dal tuo lavoro, da quanto guadagni, da quanto sia bella la tua famiglia.
Ogni relazione che viviamo è in un certo senso condotta dal tuo bambino interiore, che prima si innamora di un’altra persona speciale, per poi spesso trovarsi a rivivere ciò che ha già passato da piccolo.
Voglio lasciarti con un libro da leggere, spesso illuminante e risolutivo. Si chiama “La principessa che credeva nelle favole”, ed è stato scritto e pubblicato nel 1995 da Marcia Grad Power. In Italia lo troverai pubblicato da Piemme (per la prima volta nel 1998).
Questa storia parla di una principessa che inizialmente trova il suo principe azzurro, per poi scoprire che la sua relazione non è tutta… rose e fiori. Prima cercherà di reagire alle critiche ricevute dal principe modificando se stessa, cercando di capire cosa possa fare lei per accontentare le richieste. E successivamente, invece, vedendo i suoi sforzi vani, intraprenderà un nuovo viaggio, che la porterà a distinguere i sogni dalla realtà, per scoprirsi veramente per la prima volta, accettandosi in tutti i pregi e difetti.
Leggilo e fammi sapere cosa ne pensi!